L’immagine che associo al Tempo della mia vita è un cerchio.
Non come un orologio, dove le lancette scorrono sulla circonferenza. No: un cerchio pieno, la sua area assoluta, densa, perfetta. Ecco perché non mi piace frammentare il mio tempo, perderne anche piccole briciole: non riesco a vederlo sgretolato.
Il mio tempo è sacro; ogni attimo è necessario e connesso agli altri attimi che insieme, infiniti, compongono un’area definita e completa.
Il tempo di ogni individuo è sacro e in ogni individuo non posso distinguere come in segmenti il passato prima, poi il presente, dopo il futuro. Non posso separare il tempo dell’infanzia dal tempo dell’adolescenza, quello dell’età adulta da quello della senilità. Ogni attimo di vita è parte del tutto e tutto il Tempo della vita si compone di ciascun attimo.

In queste intense giornate di formazione da Attrice informale BimboTeatro, il mio tempo è tornato ad essere sacro e ad essere uno; è tornato ad essere Tempo della mia vita.
Ho ritrovato briciole della mia infanzia che avevo lasciato disconnesse dal mio oggi; le ho riprese, trovando in loro gioie, angosce, dolori e le ho risistemate nella mia Storia. Questa sosta mi ha ristorato, ho ripreso fiato e ho atteso.

Ora parto per un sentiero nuovo, non sarò sola mai. Ho due guide, quattro compagne di strada da attendere e da seguire; ciascuno col proprio passo e col proprio Tempo, ci mettiamo in marcia.
Parto con la consapevolezza che incontrando ciascun individuo, (coordinatori, insegnanti, bambini…) incontrerò la sua vita, il suo Tempo per intero, la sua Storia.
Incontrerò le occasioni che ha avuto, le esperienze che ha vissuto, le emozioni che prova, i passi che percorre, la strada che traccia, i desideri verso cui tende.
Ad ogni incontro, l’altro avrà accesso alla mia Storia e alle mie nuove consapevolezze, in un tempo dedicato, in un tempo che è occasione.

Scrivo qui la mia intenzione di aver cura che questa occasione sia un “dono leggero”, come suggerisce Canevaro in “La relazione di aiuto”: che non sia faticoso da portare, non sia ingombrante, non sia imposto, che sia costruito sul desiderio dell’altro.

Scrivo qui la mia intenzione di aver cura che il laboratorio che guiderò avvenga in un “tempo lungo”; ancora Canevaro, nella presentazione al testo: “l’accompagnamento può essere interpretato come la ricerca di una comprensione e una sintonia […] e credo che questa ricerca non possa pretendere di essere sincrona, cioè di avere una perfetta concordanza di tempi. Per questo, occorre stare in un tempo lungo, in una possibilità di aspettarsi, di aspettare l’altro”.

Scrivo qui la mia intenzione di aver cura.