Il 4 marzo scorso, sul mio diario di viaggio scrivevo: “Ho nella mente come un fotogramma che si ripete l’espressione di G., il sorriso commosso e felice di un’educatrice che sa di aver lavorato tanto per un obiettivo e finalmente comincia a vederne i frutti”.
L’obiettivo era la fiducia di un bimbo particolarmente diffidente, il contesto l’attraversamento del “fiume”, i frutti una camminata sicura sui sassi, occhi negli occhi con l’educatrice, e un abbraccio di sollievo e abbandono.
Oggi, 4 maggio, siamo tutti chiusi in casa per una quarantena lunga ben più di quaranta giorni e i bambini sono lontani dai compagni e dalle educatrici, a una distanza lunga ben più delle misure di sicurezza.
Il percorso iniziato, gli obiettivi i semi e i traguardi sono persi in questa dimensione indefinita, infinita.
Oppure no.
Giulia Parrucci contatta il team: “Le nostre alleanze cuore e mente sono unite. Arriverà il tempo in cui saremo di nuovo fisicamente vicini, nel frattempo il nostro lavoro si trasformerà, come in continua trasformazione siamo tutti, da sempre. Lavoriamo sempre per l’obiettivo comune: la centralità del bambino e la costruzione di legami significativi”.
Così le nostre case si trasformano in set, i cellulari in macchine da presa e ciak! Si mette in scena un laboratorio diversamente comunicante, chissà se efficace -sapranno dircelo le famiglie- sicuramente altrettanto autentico.
“Fotogrammi”. Chissà perché l’ho scritto in quegli appunti di viaggio; rileggendo ora sembra un annuncio di questo strano nuovo lavoro.
È difficile e intenso registrare questi laboratori, prova dopo prova, con interruzioni casalinghe, rumori e umori domestici… ma per quanto mi riguarda ne sta valendo la pena: “questo lavoro è speciale per come sa trasformarsi e trasformare”, lo aveva detto già la mia collega Marinella. Lo sottoscrivo oggi, rivedendo in ogni fotogramma una me felice e sintonizzata con i Tamini, con le loro famiglie, con me stessa e con la mia energia Bambina.