Nell’anno appena passato come attrice informale sono stata “artigiana” di qualcosa di non tangibile e per questo prezioso. La riflessione più importante è stata mossa da un’osservazione comune sia a me che alle educatrici: il Tempo.

Il Tempo del Teatro è esente dal tempo. Esso si nutre di azioni dilatate, “povertà” di parole e “compenetrazione”. È stato fondamentale per me connettere i miei tempi, teatralmente acerbi, con quelli dei bambini, naturalmente attenti al “momento”, all’ hic et nunc. Sono maestri in questo: i bambini vivono nell’Assoluto e creano scenari di Bellezza, i loro occhi sono isole interminabili di scoperte. Il bambino è l’essere teatrale per eccellenza: esperto quotidiano del “migrare “ in un altro diverso da sé attraverso il gioco simbolico e il loro innato pensiero magico.

Entrare in contatto con i bambini attraverso un laboratorio teatrale è stata per me una costante revisione interiore, una “pulizia” delle mie sovrastrutture e dei pregiudizi su me stessa. Ho imparato, insieme a loro, ad attendere, a lasciar passare dei secondi apparentemente vuoti, ricchi di attesa e di emozione. Quando ho abbandonato l’idea del misurare il tempo, ho imparato a godermelo e a Stare davvero dentro quello che stavo facendo. Le azioni rituali sono per il bambino fonte di apprendimento e la metodologia BimboTeatro è proprio basata su questo: la ripetizione come apprendimento sicuro, luogo di ipotesi e creatività, cornice protetta dentro cui specchiarsi nell’altro, imitare e variare di volta in volta i suoi gesti quando si sentirà pronto.

Il laboratorio si fa strumento pedagogico e consente alle educatrici di avere una “lente di ingrandimento” sui suoi bambini, catturando dettagli e abilità in un ambiente non convenzionale e grazie all’osservazione mirata in tandem con l’attrice informale, di coglierne i progressi emozionali, motori e relazionali. Le educatrici hanno l’occasione di dismettere il proprio ruolo, di usare mezzi alternativi alla parola durante tutto il laboratorio, calandosi in una dimensione fisica ed emozionale molto più intima con i propri bambini. E incontro dopo incontro accade qualcosa: si potrebbero eliminare le poche parole introduttive della fiaba, rinunciare alla musica, addirittura limitare le azioni, ma ciò da cui non si può prescindere è quella scintilla che si innesca quando tutto inizia, quella relazione profonda tra me e loro: il Teatro.


Approcciarsi al Teatro cambia per sempre il nostro sguardo sull’altro. Amplifica la percezione delle emozioni e ci mette in relazione profonda con quella parte di noi sepolta da sovrastrutture, pregiudizi ed eccessivo pudore: la nostra parte Bambina.
Il bambino è possessore acuto e profondo di competenze innate e pure, ancorate saldamente alla Terra, padrone curioso di illuminazioni, esploratore senza luogo e senza tempo, se non quello della Magia. Il nostro compito è solo quello di aggrapparci alla Bellezza che ogni giorno tocchiamo con mano e lasciarci contaminare.