“E l’amore ha l’amore come solo argomento, il tumulto del cielo ha sbagliato momento…” ( Dolcenera, Fabrizio De André, 1996)

La colonna sonora del mio mondo è Fabrizio De André. Canta e suona dentro di me ad ogni ora del giorno, canzoni e melodie diverse a seconda del momento. Le sue parole, il suo messaggio universale e autentico ed i suoi personaggi (persone) nobilitati dal suono della sua chitarra, mi fanno compagnia. Marinella è una storia vera, “ho visto Nina volare dalle corde dell’altalena”, ho sbirciato un pescatore che “si era assopito all’ombra dell’ultimo sole” e Tito ed io spesso dialoghiamo di fede, ma devo dirlo: non siamo sempre d’accordo! L’ammirazione è diventata passione in un giorno di luglio, quando un incontro raro ha toccato le corde della mia anima. Osservavo quella persona trovandola unica. E le unicità sono singole. Un uomo nel quale specchiarmi, riconoscendo tantissimi aspetti che erano non più solo miei. Passioni, modi di vedere la vita, un gesto, un sogno, una canzone. Il suo delicato modo di ascoltare, l’attenzione e la cura costanti verso “l’altro” e un’immensa fede nel mondo. L’esempio di cui avevo bisogno era lì, come un grandissimo tesoro. E’ cosi che poi BimboTeatro è letteralmente “esploso” nel mio cuore, trovando un luogo dove sbocciare e far incanalare le mie energie, le mie passioni e le mie speranze. Abbandonare le proprie convinzioni per un cammino incerto è stata una scelta difficile quanto necessaria. Ogni singolo giorno ciò che è stato riecheggia dentro di me, mi volto e gli occhi dei miei bambini mi guardano. Sento le loro risate, i loro sorrisi mi sfiorano. ( Chissà se ricorderanno mai “Hotel Supramonte”, colonna sonora dei loro riposini dal mio telefono! )

Ci si prefigge di educare, ci si prefigge di insegnare qualcosa e poi senza avere loro, i bambini, ogni giorno nella propria vita, ci si sente vuoti e smarriti. Ma questa volta il mio smarrimento sa dove portarmi. Quella che sono stata, gradualmente ha lasciato posto, entrandoci dentro, ad una nuova me che riposava sotto la coperta dell’ovvietà e della stasi. BimboTeatro mi conduce ogni giorno ad una nuova indagine su me stessa, mi permette di specchiarmi nell’altro che è diverso da me, quindi prezioso per me ed io per lui. Mi spinge a rivedere quello che ho costruito come il soffio di vento che butta giù il castello di carte ed è certo che nella riedificazione, le carte non saranno mai allo stesso posto di prima, pur essendo sempre le stesse. I bambini hanno sempre fatto parte di me, sono stati e sono ancora il mio habitat naturale. Sedermi in cerchio con loro, accompagnarli in un luogo di magia, di nuove consapevolezze e fantasia sarà il mio modo di prendermi cura di loro. E di me.

Sentire davvero il mio spessore umano, avere di nuovo voglia di scrivere ciò che mi accade, riprendere in mano una chitarra, avere il desiderio di svegliarmi all’alba per vedere il sole sbucare, saltellare in giro per la casa, cogliere un fiore, stupirmi di un aereo, fare capriole sul letto, cantare a squarciagola: io ora faccio tutto questo.
E di questo Ti ringrazio.