Noi genitori sentiamo che i bambini ci chiedono tanto e che non siamo preparati a dare tutte le risposte. Chiediamo noi stessi tanto, davvero tanto ai nostri figli e in più di un’occasione non otteniamo le risposte che speriamo. Allora chiediamo a consulenti, educatori, insegnanti di darci consigli, anelando a una serie di istruzioni per l’uso che, pure, spesso arrivano. Io nella mia storia di mamma e maestra ho incontrato troppi consigli, ricette, istruzioni che, mi sono poi resa conto, quanto più erano ricche di dettagli e di sicurezza, tanto più erano inadatte a me e alla mia situazione. Anche io spesso non mi sono tirata indietro davanti alla tentazione del “lo so bene io, fai così fidati”.
Quando ho posto domande e cercato risposte, ciò che davvero mi ha reso serena nelle scelte e coraggiosa di fronte alle paure è stata la compagnia dell’altro, insieme alle esperienze condivise, le emozioni raccontate con emozione e lo sguardo di verità negli occhi di chi ha voluto qualche volta consigliarmi, qualche volta tacere e starmi accanto.
Nessuno ha ricette o istruzioni per l’uso e la genitorialità non può ridursi a una serie di FAQ.
I seminari con TeatroLab e BimboTeatro hanno sbloccato la mia ritrosia a ricevere consigli e hanno ridimensionato la mia percezione di essere sola nel giusto come nell’errore.
Attribuisco questo cambio di prospettiva a una esperienza che incontro sempre durante i seminari: lo svelamento.
Arrivo al mattino, incontro e saluto coloro che saranno i miei compagni di lavoro: ormai li conosco, camminiamo insieme da diverso tempo. Parto serena e bendisposta, sicura: mi piace lavorare al mio potenziamento e so che queste sono le occasioni che cerco. Poi accade che qualcosa mi sorprende, non va come mi aspettavo, non mi conosco più e mi sgretolo. “Ci casco ogni volta”. A ricompormi sono i miei compagni di lavoro, forse un po’ sgretolati anche loro.
Io nuda, li percepisco nuovi, in una dimensione di vicinanza che pare assurda: guardo gli stessi volti, mi sembrano totalmente diversi da come li conoscevo e così diversi mi sembra di conoscerli da sempre. Li riconosco.
Il velo che ci copriva i volti al mattino si è sgretolato con noi, consentendo di guardarci con occhi nuovi e di mostrare corazze più morbide.
“Quanta pelle ho ancora addosso, da destrutturare?”
Tornando a casa, mi sembra di avere i pori dilatati, lo sguardo pieno, la mente distesa. Indosso di nuovo gli abiti da mamma e, in tasca, scopro di avere risposte che sapevo a domande che non avevo posto.